A Scharans, nel cuore dei Grigioni, Valerio Olgiati ha progettato per il cantautore Linard Bardill un atelier che non è solo luogo di lavoro, ma strumento poetico.
All’esterno l’edificio appare come un volume compatto e severo. Ma varcata la soglia si apre un cortile quadrato, un vuoto luminoso che diventa centro vitale: spazio di concentrazione e di apertura insieme. Questa dialettica tra chiusura e rivelazione ricorda il ritmo della musica di Bardill, dove silenzio e parola si alternano creando intensità emotiva.
Il calcestruzzo uniforme e levigato riflette la luce come se fosse materia sonora. Le ombre scorrono sulle superfici con la stessa naturalezza con cui una melodia attraversa i versi di una canzone. La rigorosa geometria architettonica diventa così partitura, che Bardill riempie con la sua poesia musicale.
Olgiati non illustra la musica, ma le offre un contenitore capace di amplificarla. L’atelier diventa cassa di risonanza: un luogo dove architettura e canzone non si somigliano, ma si ascoltano reciprocamente.
